1 luglio 2021
La crisi delle aree montane e interne è un dato di lungo periodo che arriva da lontano, anche in Toscana. Ma gli investimenti che saranno possibili grazie al Pnnr, e il nuovo modello di sviluppo che sta per partire, fondato su sostenibilità, digitale (ovvero smart economy e smart working) e inclusività (e quindi servizi decentrati), costituiscono un’opportunità per la rinascita di quei territori. Un’occasione soprattutto per cambiare rotta e creare “politiche con la montagna” (e le aree interne) e non più solo “per la montagna”: perché se le aree interne torneranno a popolarsi e ad offrire opportunità di lavoro i vantaggi potranno essere reciproci, anche per le città e le aree metropolitane.
La crisi delle aree montane e interne è un dato di lungo periodo che arriva da lontano, anche in Toscana. Ma gli investimenti che saranno possibili grazie al Pnnr, e il nuovo modello di sviluppo che sta per partire, fondato su sostenibilità, digitale (ovvero smart economy e smart working) e inclusività (e quindi servizi decentrati), costituiscono un’opportunità per la rinascita di quei territori. Un’occasione soprattutto per cambiare rotta e creare “politiche con la montagna” (e le aree interne) e non più solo “per la montagna”: perché se le aree interne torneranno a popolarsi e ad offrire opportunità di lavoro i vantaggi potranno essere reciproci, anche per le città e le aree metropolitane. Di questo si è parlato il 30 giugno,al Cinema “La Compagnia” ,a Firenze che ha ospitato gli Stati generali della Montagna organizzati dalla Regione Toscana assieme ad Anci Toscana, nell’ambito del Dire e Fare 2021. Un’analisi a trecentosessanta gradi, col supporto anche dei numeri dell’Irpet, l’istituto di programmazione economica della Regione. Un confronto, un po’ in presenza e un po’ on line (come oramai è divenuto comune in tempi di pandemia), che arriva al termine di diciotto incontri che da gennaio a giugno si sono succeduti con diciassette delle ventidue Unioni comunali sparse nella regione, eredità il più delle volte delle vecchie Comunità montane, con 151 complessivamente comuni coinvolti tra i 273 (dopo le quattordici fusioni degli ultimi anni) che compongono complessivamente oggi la regione. Territori ugualmente periferici ma anche diversi tra loro: da quelli, a nord, e principalmente montani dell’arco appenninico ai comuni della Toscana del sud, per finire all’arcipelago e le isole, periferiche per definizione. “Valorizzare quei luoghi e contrastarne l’abbandono demografico comporta anche infrastrutture, connettività e digitalizzazione, ed investimenti in campo sanitario e scolastico – commenta il presidente della Toscana Eugenio Giani – Quando diciamo che puntiamo su una Toscana diffusa vuol dire una Toscana delle città d’arte così come dei borghi incastonati fra le montagne. Vuol dire una regione dagli scenari straordinari che contengono un patrimonio da valorizzare. Per farlo ci vogliono investimenti e progetti miratiche siano in grado di intercettare le risorse a nostra disposizione. Solo così possiamo dare avvio alla riqualificazione e al recupero in questi luoghi e magari di strutture e aree oggi dismesse”. Nelle aree interne della Toscana vivono 1 milione e 140 mila cittadini: una parte non poi così marginale, circa il 30 per cento, dei tre milioni e 700 mila cittadini che abitano nella regione. Tra questi in 576 mila vivono in comuni montani. Quanto a superficie le proporzioni addirittura si invertono: le aree interne coprono 16.550 chilometri quadrati dei 23 mila della regione, ovvero oltre il 71 per cento. Negli ultimi quaranta anni quei territori si sono però spopolati, perdendo l’11 per cento dei residente, quando altrove la Toscana nel suo complesso invece cresceva (almeno fino al 2010 e poi, dopo una flessione lunga quattro anni, di nuovo tra il 2014 e il 2015).Quella demografica è sicuramente la prima sfida. L’essere periferici, gli spostamenti più lenti e la minore disponibilità di servizi sul posto hanno costituito un disincentivo in questi anni a vivere in quei luoghi. Gli investimenti massicci fatti di recente (anche dalla Regione) sulle nuove tecnologie di comunicazione – fibra ottica in primis, ad esempio, per navigare veloci su internet come in città – e nuovi servizi erogati on line potrebbero però convincere chi già ci abita a non fuggire e chi non ci vive ad abitarci, magari attratto da nuove opportunità di lavoro e senza più la necessità di fare li pendolare.Montagna ed aree interne potrebbe dunque tornare ad essere luoghi appetibili per i giovani. “Con progetti di rigenerazione urbana – aggiunge Giani – credo che si possa incentivare le giovani coppie a tornare a vivere sulle montagne e nelle aree interne e rendere queste aree avamposti in cui tradizione e innovazione fanno rivivere e crescere la Toscana di domani”.Non meno importanti – e tutti temi emersi durante il confronto al Cinema “La Compagnia” e nei diciotto incontri locali – sono il miglioramento dell’accessibilità, il potenziamento dei servizi (dalla telemedicina ai servizi di prossimità), i trasporti e la connettività, la semplificazione di alcune norme e la valorizzazione turistica ed economica del patrimonio culturale e naturale diffuso. leggi commento del Vice Presidente e Assessore all’agricoltura della Regione Toscana Stefania Saccardi.