Il GAL Appennino Aretino con il Presidente Sandro Sassoli partecipa al tavolo di lavoro del convegno: “La Transumanza tra Casentino e Maremma”
Il processo di marginalizzazione di molti territori montani, soprattutto appenninici, insieme all’urgenza di rispondere alle sfide dei cambiamenti climatici e sociali del nostro tempo, ha fatto rinascere l’interesse verso il fenomeno della transumanza rivisitato in chiave attuale, non tanto come spostamento di greggi, ma come pratica funzionale al presidio dei territori, alla loro valorizzazione, al ripristino delle connessioni ecologiche, alla conservazione delle tradizioni locali, alla tutela del paesaggio e della biodiversità, favorendo anche opportunità produttive indispensabili a dare una risposta al grave problema dello spopolamento.
Il processo di marginalizzazione di molti territori montani, soprattutto appenninici, insieme all’urgenza di rispondere alle sfide dei cambiamenti climatici e sociali del nostro tempo, ha fatto rinascere l’interesse verso il fenomeno della transumanza rivisitato in chiave attuale, non tanto come spostamento di greggi, ma come pratica funzionale al presidio dei territori, alla loro valorizzazione, al ripristino delle connessioni ecologiche, alla conservazione delle tradizioni locali, alla tutela del paesaggio e della biodiversità, favorendo anche opportunità produttive indispensabili a dare una risposta al grave problema dello spopolamento.
Con questo convegno si intende costruire un percorso per dar vita ad una “Carta d’intenti” fra tutti i soggetti interessati a valorizzare le vie della transumanza fra Casentino e Maremma, non solo per attrarre un turismo lento e consapevole ma anche perché attraverso queste vie, capaci di trasmettere ancora oggi il respiro della “Civiltà della Transumanza”, può rigenerarsi un modello agro-bio-culturale dove l’uomo e l’allevatore siano figure protagoniste come operatori economici ma anche come custodi di valori identitari del territorio in cui operano. L’incontro, organizzato dalla Brigata di Raggiolo in collaborazione con il Comune di Ortignano Raggiolo e con l’Ecomuseo del Casentino, si articola in due sessioni: la prima ha lo scopo di delineare la cornice culturale, economica e politica di riferimento, mentre la seconda ha lo scopo di dar vita ad un confronto per condividere obiettivi e azioni del percorso. Nel pomeriggio si svolgerà un focus sulla pastorizia per riflettere su come sia cambiato il mestiere del pastore nel corso del tempo e quali opportunità possa offrire per il futuro. Alcuni strumenti fra cui il piano di azione strategico transfrontaliero per la valorizzazione delle vie della transumanza CAMBIO VIA, possono rappresentare un modello metodologico da seguire, tenendo comunque conto che gli itinerari storici fra Casentino e Maremma, anche se già mappati, non hanno ancora il riconoscimento della Regione pur potendo rientrare nella tipologia dei cammini locali di interesse regionale regolamentati dalla LR 35/2018.
In particolare sarà opportuno effettuare una ricognizione degli elementi di valore materiali e immateriali lungo le vie della transumanza; individuare le comunità custodi (distretti del cibo, cooperative di comunità, presidi SlowFood, ecc) che possono rappresentare il nucleo forte, insieme ad altri soggetti istituzionali e privati, di un’originale governance del percorso; verificare la presenza dei servizi di accoglienza per qualificarli e promuoverli.
Dall’analisi di questi studi sarà possibile identificare alcuni tratti delle vie della transumanza fra Casentino e Maremma immediatamente fruibili, rendendone possibile anche l’inserimento nel circuito di Toscana Promozione Turistica e in altre reti promozionali.
La rinascita delle aree marginali possa avvenire solo rafforzando e rivitalizzando con intelligenza e sapienza gli elementi identitari dei territori come presupposto essenziale di un “patto” fra istituzioni, associazioni, comunità custodi e imprenditoria responsabile che abbia a cuore i principi della sostenibilità.
Con la “carta d’intenti” si indica un percorso in grado di restituire ai nostri territori il patrimonio di valori e pratiche della transumanza, proiettato nel futuro, capace di generare nuove opportunità di sviluppo locale sostenibile e inclusivo.